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Gnocchi di patate fatti in casa

Oggi vi mostro come faccio in casa gli gnocchi di patate; è semplicissimo!

Ho realizzato questo breve tutorial, per mostrarvi i passaggi fondamentali… spero che vi piaccia

Mi raccomando alle patate, che non devono essere molto acquose, quindi vanno benissimo quelle più vecchie. Fare gli gnocchi è semplice e veloce, ma ci può essere qualche insidia. E’ importante non lavorarli molto e cuocerli subito…non li tenete sulla spianatoia altrimenti diventano una colla… se li dovete conservare, per poche ore o per qualche giorno, vi consiglio di gettarli nell’acqua bollente per qualche istante, di tirarli fuori, adagiarli su un vassoio senza sovrapporli e metterli in frigo… li potete usare dopo qualche ora, rigettandoli nell’acqua bollente e facendogli terminare la cottura, oppure li potete congelare mettendoli in una bustina o in un contenitore da frizer.

Spero che questo video vi sia stato utile; se vi è piaciuto condividetelo sui vostri canali social.

Ciao e buon appetito!

Gnocchetti al nero di seppia

Oggi vi mostro come si fa la pasta fatta in casa con il nero di seppia; è semplicissimo!

Ho realizzato un breve video dove faccio gli gnocchetti, che, poi, vi suggerisco, di mangiare con le cozze.

Mi raccomando estraete la sacca dell’inchiostro da una seppia fresca di medie dimensioni, facendo molta attenzione a non romperla. Non è difficile, ma ci vuole un po’ di pazienza. Se non volete cimentarvi nell’estrazione della sacca, potete chiedere al vostro pescivendolo di farlo per voi o comprare direttamente le bustine di nero di seppia.

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Ciao e buon appetito!

Risotto radicchio e guanciale

Che preparo di buono oggi? Un bel risotto al radicchio e guanciale. Dal momento che il risotto al radicchio è un classico della tradizione culinaria veneta, io l’ho pugliesizzato e personalizzato aggiungendo il guanciale. Il risultato è stato eccezionale! Il sapore del guanciale, ben salato ed aromatizzato, e il gusto un  po’ amarognolo del radicchio hanno trovato il giusto connubio, facendo diventare un risotto un super risotto. Facile e veloce da fare.

Ingredienti per 2 persone

180 gr. di riso (io ho usato quello Gallo per risotti), 2 fette di guanciale (circa 100 gr) spesse mezzo cm, un quarto di cipolla bianca media, mezzo radicchio, mezzo bicchiere di vino bianco, sale e pepe q.b., un litro di brodo vegetale, una manciata di parmigiano.

Preparazione:

Tagliate il guanciale a pezzettini, mettetelo in una salta pasta e fatelo cuocere a fuoco basso; quando il grasso del guanciale si sarà sciolto e i pezzettini saranno croccanti, toglieteli dalla padella e riponeteli su un foglio di carta assorbente; aggiungete la cipolla, che avrete tritato finemente e fatela appassire; aggiungete il radicchio che avrete tagliato a listarelle e lavato bene, il vino bianco e fate cuocere per circa 5 minuti, a fuoco vivace, avendo l’accortezza di rimestarlo di tanto in tanto e di aggiungere un po’ di brodo vegetale, per evitare che si secchi troppo; a questo punto aggiungete il brodo poco alla volta e portate il risotto a cottura; quando il risotto sarà quasi cotto aggiungete i pezzettini di guanciale croccante (io ne ho lasciato qualcuno per guarnire il piatto alla fine) e una bella spolverata di parmigiano e amalgamate il tutto; aggiustatelo con il sale e il pepe desiderato; se vi sembra troppo compatto aggiungete un mestolo di brodo e mescolate (il risotto, se lo spadellate, deve ondeggiare).

Impiattate aggiungendo i pezzettini di guanciale che avrete messo da parte.

Il piatto è pronto! Buon appetito!

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La sinistra esiste

Dove ero rimasto? Ah si!  Alla questione del populismo (se non lo avete fatto, vi invito a leggere l’articolo di ieri (Sinistra e sinistrati), del quale questo è la continuazione).

Ebbene, oggi viene fatto un abuso del termine per configurare un qualcosa di negativo; un’accusa infamante rivolta a chi oggi sta cercando di dare voce ad un popolo che chiede solo di essere ascoltato. E anche in questo i sinistrati dimostrano di aver perso la bussola. Ricordo bene, infatti, il tempo in cui i partiti di sinistra, il vecchio PCI in primis, del populismo facevano il fondamento della loro azione politica. Oggi, paradossalmente, gli eredi di quel partito hanno trasformato il concetto di vicinanza al popolo, specie quello meno abbiente, quello che più a bisogno, in qualcosa di negativo, in qualcosa di pericoloso, da ostacolare a tutti i costi.

Voglio fare una precisazione a questo punto. Sto usando la parola “sinistrati” per marcare netta la differenza con la parola “sinistra”.

Perché lo faccio? Perché credo che far coincidere le due parole, sinistra e sinistrati, in questo momento storico sia una cosa sbagliatissima.

Per quanto i sinistrati si vogliano fare i paladini della sinistra il loro tentativo resta vano.

Possono dire tutto quello che vogliono, ma questi soggetti con la sinistra non c’entrano nulla.

Stanno cercando in ogni modo di distruggere l’idea di sinistra e di far perdere il ricordo di quello che veramente rappresenta e ha rappresentato per la nostra società.

Nel corso degli anni chi ha rappresentato la sinistra italiana, l’ha progressivamente indebolita, portandola ad essere percepita come qualcosa di nefasto dal quale rifuggire. C’è stato un lento ed inesorabile travaso del patrimonio umano e culturale della sinistra verso destra, tanto da non riuscirne più ad intravedere la linea di confine.

Il risultato è stato che in questi anni chi avrebbe dovuto rappresentare la sinistra ha smesso di essere dalla parte del popolo per stare dalla parte di chi il popolo lo ha sfruttato e malmenato.

Ma la sinistra non è morta. Le idee di sinistra non sono sparite. Semplicemente stanno cambiando i rappresentati.

Oggi è da considerarsi di sinistra chiunque, consapevole delle grandi difficoltà politiche, economiche e sociali che l’Italia, ma più in generale l’Europa, sta attraversando, sceglie di stare dalla parte del popolo, delle masse sfruttate ed egemonizzate dal potere della finanza e dei mercati.

Oggi è di sinistra chiunque scelga di stare con il popolo e le masse dei lavoratori, degli sfruttati degli emarginati contro le classi dominati europee e mondiali.

Oggi è di sinistra chi dice che i diritti sociali vengono prima delle ragioni dei mercati, che la sovranità di un popolo viene prima della competitività a livello globalizzato, che la difesa del lavoro  è preminente rispetto alla deregolamentazione richiesta dalle multinazionali dello sfruttamento.

Detto ciò, credo in questo momento ci sia al governo molta più sinistra di quanto ce ne sia stata nel governo precedente (per intenderci quello a guida pd-centrosinistra). E questo mi va più che bene.

Oggi, paradossalmente, i nemici della sinistra sono quelli che finora l’hanno rappresentata. Quelli che vedono nel populismo il nemico da combattere perché temono il ritorno di una coscienza di classe che in tutti questi anni hanno contribuito ad anestetizzare, togliendogli qualsiasi prospettiva di miglioramento delle proprie condizioni. Quelli che vogliono far passare per razzismo la difesa della sovranità nazionale contro ogni tentativo di ingerenza del sistema globalizzato che punta ad affermare l’equazione meno diritti sociali e più profitto. Quelli che hanno sacrificato la tutela dei diritti sociali con la tutela dei diritti civili.

La sinistra non può più essere rappresentata da questi soggetti. Ha bisogno di camminare su gambe nuove che non temano di affrontare gli ostacoli che le lobby dei potenti gli frapporranno quando vedranno toccati i loro interessi. C’è bisogno di essere coraggiosi, c’è bisogno di recuperare quella speranza che le cose posso cambiare a condizione che lo si voglia davvero.

La sinistra c’è e camminerà sulle gambe di chi saprà farsi interprete delle esigenze e delle aspettative della maggior parte del popolo sovrano, sfruttato e sottomesso.

Trovo patetica ogni alchimia politica che sento proporre da parte di chi non si rassegna all’idea di una solenne bocciatura della storia prima ancora che delle urne. Nessun interesse per i più deboli, per gli ultimi, per chi ha bisogno, per la tutela della Nazione, della sua bellezza, delle sue straordinarie capacità di essere apprezzata nel mondo, c’è solo il tentativo di riacquistare il consenso per una personalistica sopravvivenza.

Più di qualcuno in questi giorni ha detto che chi ha rappresentato la sinistra in questi ultimi anni dovrebbe estinguersi politicamente; non c’è niente di più giusto! Chi in questi anni ha cercato di cancellare l’idea stessa di sinistra, in parte riuscendoci, è giusto che scompaia.

Nascerà una nuova sinistra strutturata, come quella che abbiamo conosciuta nel secolo scorso? Non lo so! Francamente non ci credo molto! Al momento mi accontento di vedere alcuni capisaldi rappresentativi della sinistra che vengono rispolverati e resi attuali da chi oggi sta governando.

Sinistra e sinistrati

Li leggo allarmati! Sono tutti preoccupati per la scomparsa della sinistra. La sinistra non c’è più! Il Paese sta rischiando la crisi democratica. L’italia ha bisogno della sinistra. Dobbiamo unirci per ridare vita alla sinistra!

Sono loro! Sono quelli che da un po’ di tempo definisco sinistrati.

Ma chi sono i sinistrati?

I sinistrati sono tutti coloro che davanti alla sconfitta evidente della sinistra (come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi, rappresentata da alcuni partiti storici) di qualche mese fa, fanno finta di nulla continuando a credere di essere l’incarnazione di quella ideologia che ha contraddistinto il secolo scorso e che si contrapponeva alla destra.

I sinistrati sono quelli che per anni hanno contribuito alla distruzione dei partiti di sinistra, ma che ora pretendo di essere le fondamenta sulle quali riedificarli,

I sinistrati sono quelli che scrivono qualcosa che secondo loro è di sinistra, ma che di sinistra non è, perché va dalla parte opposta.

I sinistrati sono quelli che solo loro sanno che cos’è la sinistra, e guai a dirgli che forse stanno sbagliando.

I sinistrati sono quelli che ogni mattina scrivono un post sui social dicendo cos’è la sinistra, accusando qualcun altro di aver distrutto la sinistra. (Mentre sto scrivendo, mi sovviene la celebre frase di Alberto Sordi nel film “Il Marchese del Grillo”, quella che diceva: “…io so io… e voi non siete un cazzo”…è perfetta per sintetizzare la spocchia e la supponenza di chi crede di poter dare lezioni sulla sinistra).

I sinistrati sono quelli per cui tutto quello che è stato fatto da loro è stato ben fatto, tutto quello che è fatto da altri è sbagliato.

I sinistrati sono quelli che amano autocompiacersi e autocelebrarsi e che allo scopo organizzano raduni e incontri tra di loro, dove si autoconvincono che sono il meglio che la società può offrire.

I sinistrati sono quelli che pensano che la parola popolo è bella solo se la pronunciano loro.

I sinistrati sono quelli che il popolo è ignorante, immaturo, impreparato, quando non li ascolta e non li vota.

Più o meno credo di aver dato più o meno l’idea di cosa intendo per sinistrato.

Ebbene quel sinistrato in questo periodo non trova pace; sbatte, salta, fa piroette, si contorce, grida, sbraita, bestemmia (perché lo considera di sinistra), per far capire che lui è davvero di sinistra e che il futuro dell’universo passa dal suo riconoscimento.

E già, perché per il sinistrato, che è stato di sinistra sin da quando aveva i pannolini, che è stato allattato con il vino al posto del latte, che è l’unico a conoscere le proporzione dell’acqua e della farina per fare la colla per attaccare i manifesti, l’idea che ci sia qualcun altro che possa rubargli il posto è semplicemente assurda e ridicola. “Non ci può essere altra sinistra se non la mia” è quello che giornalmente si ripete, sperando di svegliarsi presto dall’incubo che sta vivendo: quello che qualcun altro possa fare o dire qualcosa di sinistra oltre a lui.

In realtà, il sinistrato è seriamente preoccupato di non contare più un fico secco e di finire nel dimenticatoio.

Brutti, sporchi, cattivi, razzisti, xenofobi, fascisti, irresponsabili, ladri del futuro dei giovani (su questa cosa dei giovani, spero di ricordarmi di dire qualcosa più avanti), ignoranti, sono solo alcuni degli aggettivi che i sinistrati usano almeno tre volte al giorno, dopo i pasti principali, per definire chi non la pensa come loro.

Ah! Dimenticavo l’aggettivo più usato: populista.

Ebbene si, oggi sono tutti populisti. Ma che vorranno dire con questo populista? Ancora non l’ho capito! Sta cosa mi sta incuriosendo! Vado a guardare (in diretta mentre scrivo) su santa Wikipedia (la santa protettrice di tutti noi ignoranti).

Copio e incollo:

Il populismo (dall’inglese populism, traduzione del russo народничество narodničestvo) è un atteggiamento culturale e politico che esalta genericamente[1] il popolo, sulla base di un atteggiamento di forte sospetto nei confronti della democrazia rappresentativa.

Wowww! Dunque, è un termine coniato dai compagni Russi! Vediamo un po’ che vuol dire “narodncestvo” sempre con l’aiuto di santa Wikipedia: Il populismo (in russoнародничество? narodničestvo, da narod, «popolo») è un movimento politico e culturale nato nell’Impero russo verso la metà del XIX secolo. Sviluppatosi nelle città e formato da intellettuali e studenti consapevoli dei gravi problemi economici, sociali e politici della società russa, si proponeva l’emancipazionedelle masse contadine, la fine dell’autocrazia zarista e la creazione di una società socialista.

E sticazzi direbbe quello che non capisce niente di politica come me.

Come sarebbe? Chiamano populisti tutti quelli che non la pensano come loro e poi scopriamo che il populismo è alla base della rivoluzione socialista alla quale tutti i sinistrati dicono di credere o almeno di aver creduto sin da tenera età.

Comincio a pensare che qualcosa sia andato storto nel processo di indottrinamento al quale i nostri eroi sono stati sottoposti sin da quando avevano i pannolini. Sicuramente ci sarà stata qualche mutazione genetica.

Oggi definiscono populisti tutti coloro che non la pensano come loro, dimenticando che i primi populisti dovrebbero essere loro.

…non ho finito!

Appena ho un altro po’ di tempo continuo!

Parmigiana di melanzane con pesce spada

Oggi ho voluto provare una variante della tradizionale parmigiana di melanzane. Alla posto del ripieno solito di mozzarella e mortadella ho usato un carpaccio di pesce spada vi assicuro che il risultato è ottimo. P. S. Oggi non scrivo la ricetta ve la racconto con dei video.

Ingredienti per quattro persone: Quattro melanzane medie tagliate a fette e fritte , 200 g di carpaccio di pesce spada fresco, foglie di menta, capperi, pepe quattro stagioni, sale, olio evo, passata di pomodoro.

Preparazione:

Il piatto è pronto. Buon appetito

Cos’è la coerenza?

Spesso, negli ultimi mesi, da quando sono uscito dal pd, mi sento rivolgere l’accusa di incoerenza. Allora provo a fare un po’ di chiarezza.

Partiamo dal concetto di coerenza. Cos’è la coerenza? Per non sbagliare sono andato sul mio vecchio dizionario Zingarelli e ho trovato questi i significati: 1) coesione; 2) stretta connessione logica, assenza di contraddizioni, conformità tra idee e comportamento, costanza.

Dunque, non sbaglio se dico che la coerenza è la stretta connessione tra le proprie idee e il proprio agire. Ora mi chiedo, se questo è il significato di coerenza, dove sarebbe la mia presunta incoerenza? Sarei incoerente per aver lasciato il pd e per manifestare la mia contrarietà apertamente, senza infingimenti? Sarei incoerente, perchè per anni (9 per l’esattezza) ho militato in quel partito, ed ora guardo altrove? Sarei incoerente perchè per anni mi sono speso per un partito, per le sue proposte, per i suoi rappresentanti e, ora, non lo faccio più e lo critico aspramente?

No! non posso essere considerato incoerente per questo. Se la coerenza è la stretta connessione tra quello che si pensa e il proprio agire, io non sono incoerente.

Chi mi consce e chi ha avuto la pazienza di leggermi (sui social o su questo blog) o di ascoltarmi in questi anni, sa bene come la penso sul pd, oggi così come ieri. Sa bene il mio percorso all’interno di quel partito e sa bene quanto lo abbia criticato negli ultimi 5 anni. Le mie critiche nei confronti del Segretario Renzi, del suo gruppo dirigente e della loro gestione sono state durissime, non mi sono mai risparmiato; e se ho criticato non l’ho fatto per sport o per passatempo o per una sorta di antipatia personale, ma perchè mi rendevo conto della deriva che il partito aveva imboccato e che si è dimostrata nelle ultime elezioni. L’ho sempre fatto in maniera schietta, senza troppi calcoli con la spregiudicatezza di chi ha a cuore solo il bene del partito.

Ahimè, queste critiche non solo non sono state ascoltate e non hanno sortito alcun effetto, ma hanno fatto si che venissi additato come quello che rompe le scatole, il peggior nemico del partito, quello da allontanare e da canzonare. La mia era diventata una situazione insostenibile, tanto da convincermi che era giusto ed opportuno uscire dal pd.

Così nel dicembre 2017, con grande travaglio interiore, ho deciso di rompere con quello che era stato il mio partito per nove anni. Non c’era più comunanza di idee, vedevo un partito lontano anni luce da quello che mi aveva convinto a tesserarmi per la prima volta  (per chi avesse voglia di leggere, vi rimando a questo articolo dove spiego perchè me ne sono andato Lascio il pD ).

Dunque, ho rotto, senza ripensamenti; il pd non è più il mio partito. Le mie scelte sono andate di pari passo con le mie idee, che, peraltro, ho sempre manifestato alla luce del sole. Di cosa mi si vuole accusare?

Il mio percorso politico è sempre stato lineare, trasparente e coerente. La politica per me è stata ed è una passione, praticata sempre in maniera disinteressata, in nome di un interesse collettivo al quale ho sempre creduto.

Ora mi si accusa, e sono prevalentemente chi nel pd è rimasto, di essere incoerente, di “sputare nel piatto nel quale ho mangiato” e di farlo per puro risentimento personale o per non aver ottenuto quello che volevo. Non c’è niente di più irreale.

Forse a qualcuno sfugge che la politica non è per tutti accomodarsi a qualche tavolo e mangiare, pensando esclusivamente a se stessi; sfugge che ci può essere qualcuno a cui la politica non solo non ha dato nulla ma ha preso a piene mani. Ai molti può sembrare impossibile quello che dico, tanto è comune l’idea che chi fa politica lo fa solo per interessi personali. Ma le eccezioni esistono e come se esistono.

Dunque, non ho nessun risentimento personale e il mio agire è dettato solo dalle mie convinzioni, giuste o sbagliate che siano.

Ora, mi chiedo per quale cavolo di motivo non dovrei criticare il pd? Per quale cavolo di motivo non dovrei osteggiare quel partito che ha distrutto l’idea di sinistra che ancora oggi mi pervade?

Ebbene si, forse sembrerà strano a qualche sapiente che si sente la personificazione della sinistra italiana, non ho cambiato il mio credo politico; ero, sono e sarò un socialdemocratico; ero, sono e sarò un convinto assertore del welfare state.

Solo perchè ho abbandonato un partito che è andato da tutt’altra parte rispetto al mio modo di pensare, sono diventato un traditore dei miei ideali? No, cari lettori, non ho tradito nessun ideale, piuttosto sono stato tradito da chi per anni ha usato anche le mie idee per andare da tutt’altra parte rispetto a dove sbandierava di voler andare.

Oggi possiamo dire che il pd sia un partito di sinistra? No, nel modo più assoluto! E questo non lo dico io, lo dicono i milioni di elettori che non lo hanno votato e che hanno cercato la rappresentazione delle proprie idee altrove.

La messa in stato d’accusa dei “delusi della sinistra” da parte di chi ha contribuito a creare questa delusione è incomprensibile e un puro esercizio di retorica che non trova e non troverà ascolto.

La mancanza di rispetto (che in molti casi sfocia nell’offesa personale), delle idee altrui è frutto dell’autoreferenzialità nella quale molti si sono trincerati e che non ha nulla di sinistra.

Mi sono dilungato troppo, ma spero che mi scuserete dal momento che non vi rompevo le scatole da un po’ di tempo. Sentivo la necessità di fare un po’ di chiarezza sulla mia presunta incoerenza, non tanto per chi mi accusa, dei quali, francamente, mi importa poco, ma per chi non mi giudica e continua a stimare Giovanni Leo anche fuori dal pd.

 

 

 

Risotto allo zafferano con zucchine, pomodori secchi e menta

Oggi voglio fare un risotto con le zucchine; ma c’è un problema: a me le zucchine non piacciono. Devo trovare il modo per non esaltare il sapore delle zucchine, ma fare emergere altri sapori. Allora, ho pensato di unire alle zucchine lo zafferano e i pomodori secchi, per dare più intensità e gusto al risotto. Le foglie di menta cadono come il cacio sui maccheroni… Non ci credo: è buonissimo.

Ingredienti per due persone:

200 gr di riso, 2 zucchine medie, 4-5 pomodori secchi, 2 rametti di menta, 1 litro di brodo vegetale, parmigiano, olio EVO, 1/4 di cipolla media, sale q.b.

Preparazione

In una saltapasta mettete l’olio, la cipolla tagliata tritata e le zucchine tagliate a dadini;

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quando la cipolla sarà rosolata, aggiungete una spruzzata di vino bianco e fate cuocere il tutto per 5 minuti; aggiungete il riso, mescolate il tutto, spruzzatelo con dell’altro vino bianco e continuate la cottura per qualche altro minuto;

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quando il vino sarà evaporato, cominciate ad aggiungere il brodo vegetale, che avrete preparato precedentemente e fate cuocere avendo cura di mescolare di tanto in tanto;

mentre il riso cuoce, tagliate a dadini i pomodori secchi (io ho usato dei pomodori secchi sott’olio, ma si possono usare anche quelli secchi fatti rinvenire in un poco d’acqua e sale);

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a 3/4 della cottura, aggiungete una bustina di zafferano e i pomodori sminuzzati e completate la cottura aggiungendo sempre il brodo necessario; quando il riso sarà cotto (non deve essere molto secco, quando lo spadellate defe fare l’onda) aggiustatelo con il sale, spolveratelo con il parmigiano e mantecate il tutto;33942264_10216000945565890_2084777838442971136_n.jpg

fate riposare il risotto per qualche istante ed impiattate aggiungendo delle foglioline di menta

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Il piatto è pronto! Buon Appetito!

Se avete dubbi scrivetemi

La metamorfosi

Li chiamavano rancorosi…
I rancorosi erano quelli che secondo loro non accettavano il pensiero del capo passivamente.
I rancorosi erano quelli che provavano a dire che in quel partito c’erano molte cose che non andavano.
I rancorosi erano quelli che dicevano che le riforme, che venivano fatte a colpi di maggioranza, grazie all’accordo sottobanco con il cdx rappresentato da Verdini, erano sbagliate.
I rancorosi erano quelli che avevano spaccato il partito perché invidiavano loro e il loro capo.
I rancorosi erano quelli che votavano altri partiti per far dispetto al capo.

Loro, invece, erano quelli che governavano, che facevano il bene dell’Italia, quelli che non sbagliavano mai, quelli prescelti, i migliori, quelli che erano invidiati.

Oggi, da invidiati si sono trasformati in invidiosi, pronti a spalare merda contro i loro avversari, pronti ad infangare chi è stato portato da Loro stessi a fare altre scelte, pronti a pontificare da pulpiti per loro inaccessibili, pronti a delegittimare tutto e tutti.

C’è stata la metamorfosi, eccome se c’è stata; mantenendo solo la loro proverbiale superbia, si sono trasformati in tutto ciò che avevano denigrato, sperando di recuperare un consenso che avevano (non per loro merito) ma che hanno perso (per loro incapacità).

Non hanno capito niente! Continuano a sbagliare, cioè continuano a fare quello che sono più capaci di fare, convinti che stanno facendo bene. Nel castello di carte che si sono costruito, nel loro dorato isolamento politico e sociale, difendono con il coltello tra i denti i privilegi acquisiti, incuranti dei sacrifici di chi ha creduto in loro e per questo sono disposti a tutto!

Di chi sto parlando? Dei renziani del pd!